giovedì 4 settembre 2014

Vendemmia; e un segreto sulle bucce di fichidindia...







                        Vendemmia; e un segreto sulle bucce di fichidindia...

Tra fine agosto e inizio settembre -anche se tradizionalmente il periodo si prolunga sino a novembre- nella nostra isola del sole, la Sicilia, è tempo di vendemmia. Una filastrocca dei nonni così recita, in pretta lingua siciliana: "A settèmbri è bellu stari ntra li vigni, ccù fruti, frutticeddi e fruti magni: sù fatti li sorbi, sù chini li pigni, nuci, nuciddi, 'nzalori e castagni". E' l'annuncio dell'autunno che avanza: ma non solo uva dona la nostra Sicilia in questo perodo, bensì  le frutta lasciatici da' nostri majores nei secoli e millenni passati: in primis il bellissimo ficus indica, "a ficurìnnia", dal sapore unico e delizioso; poscia le mandorle, divinissime e dolci drupe di Dio (ma esistono anche quelle amare, come vi sono gli angeli bianchi e gli angeli neri)... le olive, forse le uniche autoctone siciliane, sin dall'epoca pre ellenica presenti nelle campagne. Ne fanno fede gli alberi secolari (millenari?) di ulivo, che ci proteggono e ci fanno innamorare della loro maestosità. ancora i frutti sono piccoli, in autunno saranno maturi. C'è, specie nel brontese (la nostra zona di riferimento) il pistacchio, "a fastùca", anche se quest'anno non è quello della produzione: le verdi fronde crescono tuttavia e proteggono dal calore della tarda mattinata.
Siamo stati a vendemmiare, come ogni anno da qualche tempo, una vendemmia precoce poichè preferiamo raccogliere, per uso casalingo, l'uva densa della freschezza adolescenziale e "bambinesca", piuttosto che già matura.  L'uva nera da vino si può mangiare appena raccolta, oggi si definisce "da agricoltura biologica" quella non coltivata nè trattata da alcunchè. Le ore sono quelle dell'aurora e di Lucifero, Espero la stella del mattino: dopo il cavalcare del carro infuriato di Iperione, è d'uopo tornare alle cittadine magioni.
Qui condividiamo con l'affettuoso lettore, una delizia da pochi nota e da pochissimi forse praticata: se è appassionante raccogliere, almeno da noi, il dolce frutto dell'Opunzia tramandataci dagli Spagnoli (venne importata in Sicilia durante il Viceregno, regnando Filippo II o Carlo V, pochi lustri dopo i viaggi di Colombo nelle Americhe, dappoichè è originaria del Messico) e divenuto, con l'Agave marginata, il simbolo iconografico e folklorico della Sicilia; quasi nessuno sa che, come l'anima dell'Essere è raccolta sotto la scorza sottile, così il segreto del frutto di ficodindia è nella buccia. Sì, proprio in quella parte difficile perchè intrisa di intense, infestanti, diffondenti spine.
Avevamo saputo, e letto, che in alcune parti montane di Sicilia si prepara una certa specialità, "i scòrci di ficudinnia", fritte o dolcificate. Della marmellata si sa, del liquore pure: ma le bucce da mangiare.... Ebbene, suggeriamo un metodo sbrigativo ma altrettanto esoterico -il termine non è a caso- per gustare tale prelibatezza dell'Isola Trinachìa: si prenda un coltello affilatissimo ed a punta e si passi fra la parte esterna delle bucce  -ovviamente dopo aver lavato e levato la polpa del frutto, che sarà messo in apposito contenitore- e l'interna. Se ne ricaverà una sottile pellicola, da mangiare sul momento. Non si può descrivere il sapore, laddove narriamo del ficodindia "zolferino", cioè giallo, e sempre della zona brontese da cui lo raccogliamo.  Solo chi fa l'esperienza, e se è personale deve saper distinguere il frutto che è rimasto di più al sole da quello che era all'ombra al momento della raccolta, per fare la differenza al palato, può conoscerne i segreti. E' un mistero incomunicabile, che viene còlto fra l'astro del giorno e quello della notte, codeste due colonne del mondo. Al centro, il gusto pentalfico dell'Infinito, del Dio ignoto, e noto.
"Là fra picee lave
da' rosseggianti vertici, le irsute
macchie il tenace fico d'India assiepa"
(Mario Rapisardi, Sera d'agosto, dalle Poesie Religiose).
E sia lode dunque al Divino ed alla Natura onnigena, che a piene mani ci donano codesti frutti della Terra, la Grande Madre dei Mondi, che apre il cielo, sempre, con infinita bontà...
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