martedì 11 agosto 2015

Sera d'agosto, poesia di Mario Rapisardi




In onore del Vate dell'italica poesia Mario Rapisardi (Catania 1844-1912), cui particolarmente teniamo ed al quale laicamente codesto blog è "consacrato", pubblichiamo la lirica "Sera d'agosto", inserita nella raccolta delle Poesie Religiose nel 1887 pe' tipi di Tropea, riedita a cura di Francesco Giordano per Boemi editore nel 2012.


 Sera d'agosto

Sorge dal plumbeo mar, come sanguigno
 Scudo nel vaporoso aer la luna;
 E qui fra gialle sabbie, ove le aguzze
 Foglie l'aloe scontorce, apresi il golfo
 Silenzioso, là fra picee lave
 Da' rosseggianti vertici le irsute
 Macchie il tenace fico d'India assiepa.
 Non rumor d'opre alla pescosa rada,
 Non suon di giochi fanciulleschi o voce
 Di remator: solo da lungi il sordo
 Rombo della città, stesa, qual mostro
 Da' mille occhi, nell'ombre; a me da presso
 Il sonnolento murmure dell'onde;
 E su tutte le cose un vapor greve,
 Un torpore affannoso, un tedio immenso.

Di questo eguale avvicendar di giorni,
 Di sembianze, di vita ancor non sei
 Stanca, o Natura? Ancor gran tempo immote
 Dureranno le leggi, onde si avviva
 Quest'universo? Eppur di novi objetti
 Vaga sempre s'affanna e si consuma
 La smaniosa umana stirpe, e quasi
 Tutti avesse i terrestri uberi emunti,
 Di miglior cibo e d'altre sfere in traccia,
 Te pigra ancella o rea matrigna accusa.
 Misera, e dove nell'ambiguo volo
 Alcun raggio del vero, un sol barlume
 Dell'eterna sua luce a te sorrida,
 Il suo tempo mortale ecco e l'oscuro
 Fato e il dolor che le asserpenta il petto
 Cader si lascia dalla mente, e in sogno
 Beata alle ragioni ultime aspira.
 Tal, fanciulletto fuggitivo piange
 Per l'ombre, e più non sa d'onde qui venne,
 O qual sentiero al tetto amico il guidi;
 Smarrito vaga, ma se gli occhi a la sorte
 In te sollevi, o sorridente luna,
 Dal lacrimato suo dolor l'incerta
 Anima toglie un qualche istante, e l'ora
 Fosca e la madre derelitta oblia.



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