mercoledì 24 gennaio 2018

Rose d'inverno, poesia di Mario Rapisardi


Gennaio è il mese in cui il Vate della Poesia italiana dell'Ottocento, Mario Rapisardi, s'involò in quel mondo che lui chiamava "Etere immenso": era il 1912. E'  mese di tenebra ma in aspettativa di rinascita.
Rileggiamo una delle sue poesie più belle, dalla raccolta delle "Religiose" la quale, dopo un secolo, ripubblicammo a nostra cura, nel 2012, pe' tipi di Boemi editore, presentata in Catania nei locali della Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale, palazzo Tezzano, nel dicembre di quell'anno.
La rosa è simbolo di Amore ma anche di Morte, la "bella morte". Sulla terrazza della casa ultima di Rapisardi, in via Etnea alta, fiorivano delle rose bianche: egli le ammirava in silenzio, mentre l'Amelia, dolce straniera ultima Musa del Poeta, lo accudiva devota.


Rose d'inverno

Tu, caro cespo, or ch'ogni ramo intorno
Vedovo stride al nembo,
E, come in pio soggiorno,
S'asconde il seme della terra in grembo,
Tu, non già sordo all'invernal tormento,
Ma generoso e pago,
Gitti al nemico vento
La fragranza de' fiori, onde sei vago.
Non dissimile io son: contro al cor mio
Scocca l'odio gli strali
Avvelenati, ed io
Lieto di mia virtù rido a' miei mali.
E in ogni piaga mia rosseggia un fiore;
E per ogni saetta
Fiorisce un verso. O amore,
E' questa, e tu te 'l sai, la mia vendetta.


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