"Otium sine litteris mors est, et hominis vivi sepoltura" (Ep.82,3). Con questa sentenza Seneca avvertiva che la vera morte non è nel dissolvimento del corpo, ma nell’oblìo della più gran risorsa donataci da Dio, la creazione intellettuale. Erodoto, il padre della storia, affermò di scrivere perché non cadessero nella dimenticanza fatti prodigiosi, nel prologo della sua grande opera. L’ambizione nostra è di lasciare un piccolo segno, "nulla dies sine linea", trasvolando intorno a svariati argomenti, alla moda ed all’uso dei nobili secoli.
Mentre così si vuole iniziare, al passo co’ tempi epperò saldamente ancorati al passato, nella fermissima convinzione che senza di questo non v’ha presente e senza il presente non esiste il futuro, l’avventura nel pelago di Internet, di codesto ‘blog’, se risponde al vero che tale termine è inteso qual diario, da parte nostra si sceglie di preferire la forma epistolare (del resto nobilitata da altissimi ingegni), al fine di intraprendere un dialogo, auspichiamo denso di mèssi, co’ lettori. La scelta del luogo da cui le lettere si dipartono verso il mondo, la sempre rifiorente città di Catania, percorsa dal mitico e reale fiume Amenano il quale scorre occulto nelle viscere della provincia sicula dell’Etna, poi si disvela nel cuore della antica e moderna città, sfociando nello Jonio mare che bagna la costa orientale, è non tanto geografica, quanto mitopoietica, simbolo dell’anima, allegoria per chi sa comprendere.
"Maestro, dove dimori? Dice loro: venite, e vedrete" (Gv. I, 38-39).