lunedì 4 dicembre 2017

Sulla conferenza "Il Mito dalle immagini alle parole" all'Archeoclub di Catania



“L’AMORE PORTA E SOPPORTA”, INTENSA CONFERENZA DI FERDINANDO TESTA SUL MITO ALL’ARCHEOCLUB DI CATANIA

 Si è svolta nel pomeriggio del 29 novembre -nell’auditorium della scuola Pizzigoni di Catania- la conferenza “Il mito, dalle immagini alle parole”, tenuta dal noto psicologo e analista junghiano dottor Ferdinando Testa


Per il ciclo di incontri organizzati dall’Archeoclub Catania, sapientemente diretto dalla professoressa Giusi Liuzzo, si è svolta nel pomeriggio del 29 novembre -nell’auditorium della scuola Pizzigoni di Catania- la conferenza “Il mito, dalle immagini alle parole”, tenuta dal noto psicologo e analista junghiano dottor Ferdinando Testa, scrittore e docente universitario nonché insegnante di discipline del sogno presso il CIPA.  Il folto uditorio dei convenuti ha potuto, dopo le comunicazioni della presidente dell’Archeoclub e con l’aiuto delle slide , in un clima di luce soffusa e di attenta partecipazione, seguire così il dipanarsi dell’immenso tema del mito, che l’oratore ha voluto analizzare in base alla cultura occidentale precristiana, in particolare nel mondo greco-romano, ellenistico ed egizio.

Se infatti egli si è soffermato sulla frase di Carl Gustav Jung, “L’amore porta e sopporta” (ovvero quando il sentimento è davvero forte ha la capacita di resistere ad ogni scossa e non ribaltarsi), gli è che non pare automatica la definizione di Dio, questa entità onnicomprensicva e vista in modi differenti dalle culture, come Amore: il dio è anche sofferenza, come suggerisce la scultura di Eros tra due serpenti, che si trova nel mantovano palazzo Te, poiché chiunque abbia sofferto i dolori dell’amore, le separazioni, ciò che codesto sentimento comporta, sa che esso è ben più del piacere, fonte di arcano veleno, che il serpente suggerisce.     E però anche nel recarsi negli Asclepèi, come il dottor Testa ha rammentato facevano gli antichi quando dovevano guarire dai mali dell’anima, perché essere senza amore è la morte dell’anima, prefigurava una guarigione: distesi in modo inclinato, i “malati” dovevano sognare dei simboli, dopo erano purificati. Affrontare cioè delle prove quasi iniziatiche per riappropriarsi di quello che si era perduto.

Molto il relatore ha potuto spiegare attraverso l’analisi simbolica della leggenda di Eros e Psiche, come è narrata nelle Metamorfosi di Apuleio (scrittore che conosceva i misteri): Psiche ha degli amplessi con Eros ma non può vederlo e nel momento in cui vuole disvelarne l’identità, questi fugge: dònde, la fine dell’Amore, l’abbandono. E dall’abbandono Psiche soggiace alle prove della morte ed affronta mille sofferenze prima di ritrovare la Luce, perché ogni cammino del mito, ha chiosato Ferdinando Testa, è dalle tenebre alla Luce. Ma se è vero che la donna ha più forza interiore dell’uomo perché è massimamente pervasa dall’animus della Natura, “ed è anche dell’uomo più cattiva” quando vuole, ha precisato Testa, per tali ragioni, ella vive la divisione come ricerca, così l’uomo.

A questo proposito, fu sommariamente ricordato il mito egizio dello smembramento del corpo di Osiride da parte del fratello malvagio Seth: solo Iside, sorella sposa amante, potè ritrovare i pezzi del corpo, dilaniato per causa di invidia, e ricostruirlo: ma unicamente la virtù dell’amore questo permise, laddove non vi è contrapposizione fra spirito e materia, anzi unità.  La mitologia dell’Amore è dunque la forza più grande e perenne della vita, e su questa via il relatore ha inteso avviare gli ascoltatori, in un rutilante affastellarsi di immagini spiegate con le parole necessarie, “perché davanti al mistero bisogna fermarsi”, ha egli detto, e l’Amore è il mistero più grande, per cui a volte bisogna pure allontanarsi, vivere dentro questa dilacerazione, per scoprire quanto esso sia grande ed avere nuove opportunità di crescita e di perfezionamento.
La serata venne infine allietata dal recitativo del dottor Riccardo Carrabino, che interpretò elegantemente la visione dell’Eneide vergiliana nella piece “il sogno di Enea”; tra il pubblico presente, la nota attrice Gigliola Reyna, che a breve presenterà un suo libro in quel sodalizio.

http://www.globusmagazine.it/lamore-porta-sopporta-intensa-conferenza-ferdinando-testa-sul-mito-allarcheoclub-catania/#.WiVLUUribIU

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lunedì 2 ottobre 2017

Intensa cerimonia al Capitolo degli Ordini Dinastici di Savoia 2017 a Ginevra






               Intensa cerimonia al Capitolo degli Ordini Dinastici di Savoia 2017 a Ginevra

Una cerimonia intensa e di grande coinvolgimento fideistico ed emotivo, è stata quella svoltasi  sabato 30 settembre all'Hotel Intercontinental di Ginevra, in occasione del capitolo degli Ordini Dinastici di Casa Savoja, quest'anno in Svizzera, terra da sempre ospitale per la Famiglia Reale sabauda.  Oltre 250 partecipanti di altissimo livello, giunti da ogni continente, riuniti nel salone prestigioso con le luci della italica bandiera, hanno dato lustro all'evento che ha visto la rimessa dei diplomi dell'Ordine al Merito Civile di Savoja, rifondato da SAR il Principe Vittorio Emanuele nel 1988, nonché delle decorazioni dello stesso e dei diplomi ed avanzamenti dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Le milizie di Casa Savoja, nell'ottica del rinnovamento e della Tradizione, si sono riunite sulle Alpi ginevrine in clima di gaja festa, come accade ogni anno, per stringersi sempre più vicino alla Real Famiglia, in questa occasione rappresentata dal Principe Vittorio Emanuele, Gran Maestro degli Ordini, da SAR il Principe Emanuele Filiberto, dal Gran Cancelliere SE Johannes Niederhauser che consegnò direttamente i diplomi, nonché dalla presenza molto gradita di SAR la Principessa Maria Pia di Savoja, sorella maggiore del nostro Principe, e di SAR Sergio di Iugoslavia, figlio della Principessa Maria Pia. 
La consegna dei diplomi, secondo un perfetto protocollo, è stata semplice ma molto suggestiva: tra gli insigniti siciliani,  Delegazione  molto attiva capitanata dall'avv. Francesco Atanasio di Siracusa e dal Vicario per Catania Avv.Giovanni Vanadia, i presenti furono i proff. Bellinghieri e Savica di Messina, lo stesso Vanadia insignito del grado di Commendatore OMS, il signor Giuseppe Campanella della provincia etnea Cavaliere OMS e il Dottor Francesco Giordano di Catania, Cavaliere OMS, per le loro fattive e concrete benemerenze verso la Real Casa.   L'Ordine al Merito di Savoia, istituito "in seno" all'Ordine Civile secondo lo Statuto, è di esso la forma moderna e merita ampia conoscenza: si pensi che Cavalieri dell'Ordine Civile di Savoja, istituito da Re Carlo Alberto, furono nominati, tanto per fare tre nomi, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e Giovanni Pascoli. sicchè è grande la degnazione per esser, col poeta, "tra cotanto senno".
Molte le soavi ed elegantissime signore e signorine intervenute, non citiamo nessuna per non far torto alla muliebre bellezza di ciascuna, che è universale; fra i presenti quasi tutti i Delegati italiani, tra cui Stefano Di Martino della Lombardia, l'attivissimo Alessandro Santini della Toscana; tra gli altri insignito Cavaliere OMS  Marco Lovison  e del grado di Gran Croce del Maurizio e Lazzaro il Capitano di vascello Dott. Ugo D'atri, Presidente dell'Istituto per la Guardia d'Onore per le Reali Tombe del Pantheon, del quale almeno la metà degli insigniti fa già parte: D'Atri si è detto entusiasta e soddisfatto per la presenza delle Guardie all'evento, che dà la misura del grandissimo legame di ciascuno dei presenti, verso Casa Savoja.  Le Guardie sono l'ossatura dei monarchici e col loro servizio militare alle tombe dei Sovrani italiani in Roma nel sacro Pantheon, garantiscono che il tricolore sabaudo non sia mai ammainato.
Dopo l'importante l'intervento, alla fine della cerimonia, con la benedizione prestigiosa di Monsignor Paolo De Nicolò, Priore degli Ordini Dinastici (ai quali sono stati ammessi o promossi molti esponenti del clero cattolico), a testimoniare come la Chiesa Cattolica Apostolica Romana veda nell'opera benefica e tradizionale di Casa Savoia e dei suoi insigniti, un baluardo ed un vessillo per la salvaguardia dei valori cristiani, ha preso la parola SAR il Principe di Piemonte Emanuele Filiberto, che ha innanzitutto ringraziato il papà, chiamandolo col titolo della tradizione Principe di Napoli, per l'impegno da sempre profuso verso gli Ordini... e qui l'assemblea si è sciolta nel più commovente degli applausi verso un uomo ormai di età, il Principe quest'anno ha compiuto ottanta anni, provato da ingiuste e vergognose vicissitudini giudiziarie  conclusesi tutte per lui positivamente, ma che per ciascuno di noi (specie se si è nella generazione per cui può avere la stessa età del nostro genitore..) rappresenta la tradizione, il simbolo della Famiglia che ha unito la Patria nostra, e perciò gli si vuole un gran bene, come lo si può volere ai nostri papà, con tutti i loro lati. Come ha scritto quel principe del giornalismo che fu Ugo Ojetti (maestro fra l'altro di Indro Montanelli), nel celebre articolo del maggio 1937, "Battesimo al Quirinale", descrivendo l'evento storico, "così lo seguiremo fedelmente, finchè Dio vorrà".
Emanuele Filiberto ha precisato che il traguardo raggiunto quest'anno, cioè 800 mila euro donati dagli Ordini in beneficenza -tra gli atti, la ricostruzione del centro anziani e bambini a Norcia, il dono di un veicolo ai Pompieri tramite la delegazione di Montecarlo- dovrà essere superato per l'anno venturo, fissandosi l'obiettivo di oltre un milione di euro da donare a chi più ne ha bisogno: "è questo", ha detto con passione il Principe di Piemonte, "l'obiettivo degli insigniti, non tanto mettersi la rosetta o la medaglia", precisando come la veste di Cavaliere nel XXI secolo sia quella di defensor degli ultimi, di coloro che più meritano, nella visione sabauda e monarchica. Vi sono anche i momenti di cerimonia e ufficialità che servono a socializzare ma al presente, la Milizia è tra la gente e per la gente, verso quel popolo che ha sempre veduto in Casa Savoia il riferimento essenziale, anche dopo il referendum discusso del 1946, riferendosi agli italiani. E ancora oggi è così.
Il contributo delle Delegazioni americane alle attività di beneficenza è stato forte e massiccio, come delle altre, senza dimenticare che ogni contributo anche piccolo è sempre bene accetto.     Erano presenti insigniti dalla Russia e molti come ovvio, da Francia, estremo Oriente e numerosissime nazioni.   Il saluto finale del Principe Vittorio Emanuele ha coinvolto i presenti in una ovazione degna, composta ma vibrante di pathos, specie durante le note dell'Inno Sardo e della Marcia Reale: "Il nostro pensiero è sempre rivolto all'Italia perchè siamo Italiani...Vi ringrazio tutti per essere qui, siete e sarete la mia Famiglia", ha detto commosso l'erede al Trono d'Italia, e in questo anelito di fede l'assemblea si sciolse, suggellando legami nuovi ed antichi, nello spirito gagliardo dei tempi passati e dell'avvenire, col grido che fu delle nostre gloriose truppe e del popolo unito : sempre avanti, Savoja!
                                                                                                                   F.G.

venerdì 22 settembre 2017

Il palazzo Fassari Pace di Catania, "svelato" nella sua storia da Lettere Catinensi, fregiato dal cartello che ne indica la genesi storica





Il palazzo Fassari Pace di Catania, "svelato" nella sua storia da Lettere Catinensi, fregiato dal cartello che ne indica la genesi storica

Il tre giugno del 2009 pubblicammo sul nostro blog Lettere Catinensi, la storia, fino a quel giorno ignota del tutto a cronache, studiosi e  volumi che si sono occupati delle vicende architettonico storiche di Catania, di un palazzo settecentesco che nessuno considerava, situato nella parte alta di via Vittorio Emanuele di Catania, il palazzo Fassari Pace, nome che noi dèmmo alla struttura, in ossequio alle regole non scritte secondo cui l'ultima famiglia proprietaria dell'intiero stabile, ha diritto a donare allo stesso il nome. qui il link:
http://letterecatinensi.blogspot.it/2009/06/un-gioiello-della-architettura.html

L'autore dello studio, ricostruito attraverso ricerche difficili ma documentate all'Archivio di Stato, Comunale ed altre fonti bibliotecarie, è chi scrive. Sempre nel 2009, autorizzammo che il testo uscisse a stampa, nel volume "Catania nella memoria", a cura di Vera Ambra edizioni Akkuaria, dove insieme ad altri autori, raccontavamo storie della nostra città. Nell'agosto 2009, autorizzammo espressamente Wikipedia, l'enciclopedia online ormai fonte di consultazione per tutti, a riprodurre gratuitamente il frutto delle nostre ricerche, studio svolto con Amore verso la città: Wikipedia ha online il riferimento ove onestamente dichiara la nostra fonte, qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Palazzo_Fassari_Pace

Bisogna altresì aggiungere che essendo Wikipedia enciclopedia online di libero contributo, vi è stato chi ha aggiunto, nella bibliografia della voce online
https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Fassari_Pace

riferimenti al Lexicon di Vito Amico ed a volumi di architettura di Boscarino e Dato, ove... non si fa nessun cenno, ma nessuno, al palazzo oggetto del nostro studio! Ovvio che se a' tempi della ricerca li avessimo trovati, sarebbero stati riferiti, ma così non è e chiunque può verificarlo. Qualcuno li avrà aggiunti per "farsi bello"? Non lo sappiamo e non ci interessa, i fatti parlano, basta consultare quelle fonti, che non citano per nulla l'esistenza del palazzo prima del nostro testo.

Da Wikipedia  è partito tutto... nel senso che, diversi siti turistici, di fondazioni private, sino ad arrivare a quello istituzionale del Comune di Catania, passando per la Regione la Provincia etnea e la Soprintendenza fino ad Itinerari storico culturali che ha promosso il cartello, hanno attinto alla "voce" di wikipedia sul palazzo suddetto... cioè al nostro studio. Non era necessario citarci, beninteso, perchè abbiamo provveduto per tempo, come prima detto, chi vuole sapere sa; molti hanno anche "prelevato" la foto del nostro blog e l'hanno utilizzata nei loro siti.

In questi anni abbiamo necessariamente visto "crescere"sul web  l'interesse per questo edificio della Catania barocca, che vide Goethe e Garibaldi, Mario Rapisardi (di cui l'ultima proprietaria Irene Fassari era amica...) e Peppino De Felice, Sua Maestà Vittorio Emanuele III e i varii politici della Repubblica, passare sotto i suoi balconi... perché, come diceva il buon Saverio Fiducia, scrittore e giornalista della Catania che fu (come lo furono Giuseppe Patanè, Filippo Anfuso, Concetto Pettinato, e poi Francesco Granata, Enea Ferrante, il caro Domenico Danzuso...), la via Vittorio Emanuele, già strada del Corso Reale poi intitolata al Re galantuomo, è la via più bella della  Catania antica (e anche la più densa di storia), molto ma molto di più della via Etnea, perché solo in quella via il sole s'alza la mattina dal mare osservato dalla Statua di Agata, e tramonta oltre le ex sciare di Sardo oggi piazza Risorgimento, decorando d'oro tutti i palazzi che le fanno cortina...

Qualche giorno fa scopriamo con piacere, come si può vedere dalla allegata foto, che Comune di Catania, FAI Regione ed altri enti, hanno deciso di installare, accanto al portone d'ingresso principale del palazzo in via Vittorio Emanuele, una targa che ne riassume brevemente la storia, in lingua italiana e traduzione inglese. E' il nostro testo, poco importa che non vi sia la firma... Ma è una notevole soddisfazione, dopo otto anni e senza, da parte nostra, nessuna altra "promozione" che quella del volume antologico suddetto del 2009. Le cose vanno come devono andare, la burocrazia anche culturale, ha i propri tempi, non coincidenti con quelli del cuore.   Solo una considerazione, che ha spinto queste noterelle: abbiamo dato, come in altri casi, questo contributo gratis et amore dei (chi ci conosce sa che è sempre così, o si agisce per Amore o non si agisce..), da studiosi senza cattedra, da ricercatori senza assegno:  era in fondo compito nostro, o di chi è pagato per questo e magari langue nei meandri di uffici ed atenei? Non importa, ciò non cambia la realtà. Noi con il Virgilio della VI ecloga delle Bucoliche, in questo caso, possiamo dire al popolo (25): Carmina quae vultis cognoscite, carmina vobis..."
                                                                                                Francesco Giordano

sabato 9 settembre 2017

Baronìa di Sciarotta, ovvero della vendemmia






Baronìa di Sciarotta, ovvero della vendemmia

Sciarotta è una contrada del territorio di Bronte, in quel di Sicilia, appié dell'igneo etneo vulcano, esattamente ad ovest dell'antico abitato che prende il nome dal mitico ciclope del Tuono, uno dei compagni di Polifemo, che la selvaggia cattiveria di Odisseo accecava, egli che era stato segnalato da Palamede perché nascostosi onde non combattere,  poi passato per eroe. Bronte ebbe fausta sorte, così il paese etneo a circa 750 metri sul livello del mare, conosciuto in tutto il mondo come la "patria" del pistacchio, questo frutto magico da' colori della bandiera nazionale italiana con predominanza del verde (la drupa è rossa però, la buccia bianca, solo il cuore intensamente verde), tanto da essere conosciuto in tutto il mondo con la particolare denominazione di "oro verde", la cui squisitezza ha fatto ottenere in anni recenti la certificazione europea DOP.    

Bronte è famosa nel mondo perchè un celebre condottiero, l'ammiraglio inglese Horatio Nelson, fu nominato dal Re di Sicilia e Napoli Ferdinando, Duca di Bronte, dopo la folgorante vittoria di Abukir (1798), che sconfisse l'armata di Napoleone: ancora oggi nella Ducèa vicino Maniace, visitabile, sussistono ricordi dell'eroe del Nilo. Per tutta la vita egli volle firmarsi "Nelson e Bronte". Le celebri sorelle Brontè, autrici di Jane Eyre e Cime tempestose, prendono il cognome dal paesino etneo. Altresì nella fondazione moderna di Bronte, intorno alla metà del XV secolo -i Capitolari sono andati perduti ma lo storico locale B.Radice ne ha ricostruito la genesi- sono coinvolti gli Epiroti, qui anche detti Albanesi, profughi dopo la conquista mussulmana di Epiro ed Albania. Come a Biancavilla (lo si è scritto nel libro "Il Regno di Epiro nell'Europa di ieri e di oggi", Akkuaria 2016) direttamente fondata dagli epiroti per volere della sacra icona bizantina di Maria SS. dell'Elemosina, così a Bronte una nutrita colonia di profughi dalla terra d'Epiro venne accolta e partecipò alla nascita moderna della comunità brontese.  Ancor oggi, nel linguaggio dialettale locale, sopravvivono termini greco epiroti sia nei cognomi (Schillirò, Zappia) che nel linguaggio dei contadini: cònca o braciere da kùnk, fumèri o letame da fumèr, cuppìnu o mestolo da kupin, ed altri. L'eredità dell'Epiro vive ancora nel parlare del popolo brontese...   Di Bronte fu il filosofo e sacerdote settecentesco Nicola Spedalieri.  A Bronte nell'agosto 1860 accaddero celebri tumulti popolari che Giovanni Verga ha riassunto nella novella Libertà.

Sciarotta si è formata, come suggerisce lo stesso nome, "sciara rotta", dal continuo combattimento fra l'Uomo e la Natura, questa eterea Diva che ambiguamente attrae e respinge l'abitatore della Terra: così alle millenarie eruzioni laviche che, sino al XVII secolo, hanno caratterizato il territorio brontese e quello di Sciarotta in particolare, si contrappone la mano ferace del contadino, che spaccando la brulla sciara lavica ove nulla più può ricrescere per almeno un centennio, ha però permesso che la pianta del pistacchio, le cui radici sono solidissime, allargasse le pietre solidificate e crescesse laddove morte e distruzione coprivano densi campi. Accanto a Sciarotta scorre il fiume Simeto, l'antico Symaethus de' Greci e Romani che giunge oltre Catania; la fòrra che lo scava è parco naturalistico, le sue acque entro le antiche saje, canalette di argilla, alimentavano le terre ed i feudi sciarottàni sino al secolo XIX.   Oggi quartiere popolato nella sua parte nord (tanto che il comune di Bronte, cui si deve dare atto di curare con attenzione e serietà quella contrada nei suoi aspetti, ultima la sistemazione della bevitoja pubblica che biforca la strada zonale) con case popolari costruite nel secondo dopoguerra, nella parte inferiore (detta anche nei toponimi, Giandalamonica o Sciarotta sùttana) è tradizionalmente luogo ove i brontesi agiati hanno seconda casa e sovente vanno a coltivare le loro terre, piccole o grandi che siano. Fino agli anni sessanta, solo la provinciale era asfaltata, le stradine interne tutte sterrate; quasi nessuno aveva muraglie confinarie se non pietre e muriccioli; adesso l'hanno quasi tutti, o tempora o mores.  Ivi, a Sciarotta, nelle terre e nei feudi, impera la coltivazione del pistacchio brontese, importato in Sicilia da' Persiani del Khorassàn -di alta razza- durante il X secolo d.C., ma non solo: vi sono ulivi secolari dall'ottimo frutto oleario, sacri anticamente ad Atena; filari di opunzie altrimenti detti fichi d'India perché gli Spagnoli quivi le importarono dalle Americhe dopo le conquiste di Còrtes e Pizarro: i frutti caldi e giallo-rossi del ficus indica, oltre a rammentare i colori della gloriosa bandiera del Vespro siciliano, sono alimento completo, dolcissimi e in quella zona particolarmente nutrienti perchè densi di zolfo, attinto dalle profondità dell'Averno.

Ma nei feudi sciarottàni, almeno in quelli lasciati in stile XIX secolo, ferve la vite: e non la vite coltivata ma quella spontanea che cresce sui muretti e sotto le pietre, la vite nera da vino. Lo stesso vino, siamo certi, che rese ebbro Bronte e suo cugino Polifemo, poi dannato a soffrire per assenza di Luce.    Ma la Luce le uve di Bronte, la fanno sfavillare a fine agosto e inizi settembre di ogni anno, tempo di vendemmia. Almeno per chi ha codesto culto ed ancora, nella massima umiltà, senza fronzoli, tornando umano, si sbraccia e sin dalle ore antelucane raccoglie con semplice taglio del coltellino, i maturi grappoli che profumano di Eternità, duri e carnosi come le mammelle della Magna Mater, che erano numerose secondo le iconografie. Lì ci si abbevera per un tempo senza tempo. Lì è il silenzio della natura, nei feudi di Sciarotta, solo a volte qualche schioppo dei cacciatori ad inizio stagione, o qualche cane che abbaja al risorto carro di Iperione.    La vendemmia è atto di Amore, verso la Divinità e verso la Natura che senza chiedere nulla in cambio, dona il suo frutto. Come la mamma, che dà senza chiedere. La terra è davvero madre!

A Sciarotta vi sono anche alberi di mandorle, amigdala dolce ed amara per le confetture: residui di tempi in cui la fruttificazione era variegata e ci si teneva ben più di oggi. A volte rispunta il fico, figlio diretto del ficus ruminalis di Roma , ma la Sicilia non fu forse la prima e più densa di méssi, provincia dell'Impero?    Il suolo della sciara ròtta è scosceso, si sale e si scende per fòsse e scale difficili, urge il bastone nodoso del viàtore: ma nessuno cadrà, si può solo godere della Natura trionfante. Si sapeva che il vulcano è uno scrigno, l'Etna màssime: dopo la seconda guerra mondiale quei simpaticoni dei miliardari USA vennero in zona di Sciarotta perché qualcuno aveva suggerito che nel sottosuolo vi fosse il gas naturale, ed era vero: si intrapresero le trivellazioni, magari si pensava ad un nuovo El Dorado. Invece si capì che l'estrazione era costosa a fronte dei ricavi: i ricchi statunitensi sono gente d'affari, lasciarono perdere ed a Bronte rimase il piccolo nazionalismo di averci creduto. Ma il gas naturale sotto vi è davvero, come vi è il petrolio, tutti i tesori del mondo... Jules Verne nel "Viaggio al centro della Terra" non passa forse anche dall'Etna?

"Quid facias laetas segetes, quo sidere terram
vertere, Maecenas, ulmisque adiungere vitis
conveniat   (Georg. I 3)
"cio che rende lieta la campagna, questo o Mecenate canterò, come la terra si dissoda e si legano gli olmi alle viti..." Virgilio eternamente ci suggerisce che il canto della Terra è musica delle sfere, è in certo senso Fede, come è fede -se vogliamo laica- credere nella visione unitaria, monarchica, del mondo. A ciò servirono nell'evo medio, le baronìe, le terre che si legano ad un signore, il quale da esse prende il titolo, riconosciuto e conferito da Principe con fons honorum, come usava ieri, come usa ancor oggi, benché i costumi siano cambiati. Ma in Sicilia, nel Mediterraneo, in Oriente, ciò non tramonta mai, anzi risorge sempre, , come la fenice.    Virgilio e Marco Catone ci hanno insegnato come aiutati dalle stelle e dagli dèi, si debba curare la campagna, così Manilio; la certezza nella missione salvifica della Monarchia tra i popoli, ci da la sicurezza di essere verso il giusto cammino.

"Hic segetes, illic veniunt felicius uvae, \ arborei fetus alibi atque iniussa virescunt \ gramina" (Georg. ib 54-55), qui i cereali, la le felici uve crescono, laggiù i frutti su alberi ed erbe...  Allora il nobile nella sua terra, può dire con Virgilio delle Bucoliche (I, 46-47), nelle parole di Melibeo: "Fortunate senex, ergo tua rura manebunt, \ et tibi magna satis... " e Titiro conclude (83), "et iam summa procul villarum culmina flumant, \ maioresque cadunt altis de montibus umbrae", e mentre fumano i tetti del villaggio, maggiori dagli alti monti scendono le ombre: e fu sera, e fu mattina...

Il feudo di Sciarotta è proprietà della famiglia Prestianni Greco dal XIX secolo, ascendenza materna diretta del Commendatore con placca OEAE e Delegato della Real Casa d'Epiro Francesco Giordano, Barone di Sciarotta, con diritti e privilegi connessi e blasone, nominato per Lettere Patenti da SAR e Ser. Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, Gran Principe d'Epiro, dal 4 giugno 2017.   Questa la blasonatura dello stemma, regolarmente registrato da Stemmario Italiano sin dal 2009: "Sbarrato ondato d'azzurro e d'argento, con il capo d'oro a due croci sovrapposte, la prima decussata greca scorciata patente a punta di lancia, la seconda greca scorciata trilobata, nere, entrambe vuotate in centro di un quadrato"

(FGio)


martedì 5 settembre 2017

Akkuaria Bookstore: Il Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi, in promozione


E' online il nuovo bookstore di Akkuaria edizioni con una promozione speciale per il volume sul Regno d'Epiro, per questo mese

http://www.akkuarialibri.com/product/il-regno-depiro-nelleuropa-di-ieri-e-di-oggi/

venerdì 25 agosto 2017

Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi





         Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi

Al fine di consolidare la appena raggiunta Unità italiana mercé l'opera dei volontari in camicia rossa e della Monarchia di Casa Savoja, Giuseppe Garibaldi sbarcava nuovamente in Sicilia nell'estate del 1862, dopo appena due anni dalla spedizione "dei Mille". Stavolta l'impresa era la conquista di Roma: si concluderà tragicamente, come sappiamo, col ferimento dell'Eroe ad Aspromonte, in Calabria, da parte delle truppe regolari dell'Esercito unitario che aveva ordini dal governo Rattazzi di bloccare il Generale, non giudicando opportuna in quel frangente l'impresa.   Il governo Rattazzi cadrà per questo motivo pochi mesi dopo.  A 155 anni di distanza, Catania nella persona del suo Coordinatore Comandante della Legione Garibaldina, Cav.Dott. Francesco Giordano, ha ricordato la presenza del Generale Giuseppe Garibaldi nella città etnea -dove non era stato nel 1860- , dal cui centro lanciò il celebre grido: "O Roma o morte!".
Entrato accolto da una fiumana di popolo in Catania, la notte del 19 agosto dalla porta fino ad allora detta Ferdinanda e in suo onore ribattezzata Garibaldi, e sceso dalla medesima via che da allora porta il suo nome, il Generale giungeva all'incrocio con via dei quattro cantoni con via Etnea alloggiando al Circolo degli Operaj, ove veniva accolto dal suo presidente Pizzarelli: da lì, come ricorda una lapide apposta nell'anniversario, lanciava come già a Marsala e Palermo, il celebre grido "O Roma o Morte", arrigando la folla.
Le autorità catanesi si dileguavano alla presenza dei garibaldini: il Prefetto Tholosano si rifugiava su una delle due navi da guerra della Regia Marina ancorate al largo del porto di Catania, i nobili conservatori andavano nelle ville di campagna con la scusa dell'estate: le truppe regolari avevano lasciato passare il Generale e i suoi 4 mila uomini, dopo un abboccamento a Misterbianco ove pare egli mostrasse, come in altre parti dell'Isola, un salvacondotto speciale: lettera autografa di Re Vittorio Emanuele con cui aveva avuto segreti colloqui, che lo autorizzava all'impresa? Non si saprà mai, il Re ufficialmente aveva deplorato le sommosse e le truppe di Cialdini e navali di Persano erano in movimento. Garibaldi stesso però ricorda nelle Memorie, "coprendo" Casa Savoia, che era venuto in Sicilia onde evitare conati di separatismo, di antica radice: bastò la sua presenza per acquietare le masse.  
A Catania totalmente devota al garibaldinismo più che altre città siciliane, "degna di Palermo e della Sicilia intera, trovammo vulcano di patriottismo, uomini denaro vettovaglie per la mia gente": così ricordò il Generale nelle Memorie, perchè solo qui ebbe la totalità dei consensi e finanziamenti abbondanti.
Dopo aver girato la città onde fraternizzare coi catanesi, egli alloggiava nel Monastero dei Benedettini, la fortezza secolare, arca regia del potere dai tempi del Viceregno spagnolo, érta sulla sommità della collina civica, da cui si vede il mare: l'Abate Giuseppe Benedetto Dusmet, apostolo dei poveri che poi diveniva Cardinale di Catania e oggi Beato di santa Chiesa, lo ospitava ma non alloggiava col suo comando: solo il monaco Pantaleo, "ribelle" e per giunta cappuccino, non era ammesso dai nobili padri di San Benedetto.  Dal balcone del monastero, Garibaldi pronunziava il discorso che qui trascriviamo integralmente:

Proclama agli Italiani di Giuseppe Garibaldi 
  Catania 24 agosto 1862
Italiani! 
Il mio programma è sempre lo stesso – Voglio per quanto da me dipende, che il Plebiscito del 21 ottobre 1860 sia una verità, che il patto segnato dal Popolo e Re riceva piena esecuzione. 
Io m’inchino alla Maestà di Vittorio Emanuele Re Eletto dalla Nazione, ma sono ostile ad un ministero che d’italiano ha solo il nome, d’un ministero il quale per compiacere alla Diplomazia ordinò nel mese di maggio gli arresti ed il processo di Sarnico, come oggi provoca la guerra civile del mezzogiorno d’Italia per assicurarsi le buone grazie dell’Imperatore Napoleone. 
Un ministero siffatto non può, non deve essere più oltre sopportato – Inganna il Re, lo compromette come fece col proclama del 3 agosto, coll’ostinato municipalismo spinge al distacco le province meridionali, tradisce la Nazione. 
La livrea di padrone straniero non sarà mai titolo di stima, di onore per alcun ministero fra noi. 
Quand’io sbarcai in Sicilia. La generosa Isola stava sul punto si far sentire lo scoppio della sua disperazione – le provincie napoletane, niuno lo ignora, sono contenute solo da sorverchianti forze militari. 
L’amore e la buona amministrazione dovevano essere i fattori dell’Unità Italiana – I municipali prefersero l’opposta via – Odio seminarono e odio in larga parte raccolsero. 
Insensati! Vogliono, lo so, la guerra civile per aver campo di spegnere nel sangue l’avvenire della libertà e offrir vittime accette sull’ara del dispotismo. 
Io non consentirò per altro che si compiano gli immani desiderii – La formula del Plebiscito salvi un’altra volta l’Italia – Cessi ogni preoccupazione locale di fronte al gran concetto unitario – Si unifichi il cuore e la mente delle genti italiche nel gran fine del nostro Risorgimento – Il pensiero e l’azione di tutti i patrioti s’hanno da volgere esclusivamente alla impresa liberatrice di Roma – Il resto a poi. 
A Roma dunque, a Roma – Su, prodi del 48 e del 49, su gioventù ardente del 59 e 60 – Correte alla Crociata Santa – Noi vinceremo dacché per noi sta la ragione, il diritto nazionale, la coscienza universale. 
Grandi speranze suscitammo nel mondo colla nostra rivoluzione – Bisogna più e più sempre giustificarle. 
Son certo che il popolo italiano non mancherà al suo dovere – Così fosse fin da ora a noi compagno il prode Esercito nostro! 
Italiani! Se qualche cosa io feci per la Patria, credete alle mie parole – Io sono deliberato o di entrare a Roma vincitore o di cadere sotto le sue mura – Ma in questo caso stesso ho fede che voi vendicherete degnamente la mia morte e compirete l’opera mia. 
Viva l’Italia! Viva Vittorio Emanuele in Campidoglio! 
  G. Garibaldi

Erano intanto giunti due vapori e il Generale, scrive nelle Memorie, "dall'alto della torre" (in realtà la cupola: da allora in poi fino a non molti anni fa, dal lucernario di essa si levava una luce tricolore...) "del convento dei benedettini che domina Catania, salutai quelle navi con lo sguardo appassionato di un amante".  Il giorno successivo egli e oltre 2500 uomini si imbarcavano al porto catanese su due piroscafi, Dispaccio ed Abatucci, uno italiano l'altro francese, di cui il Generale prese possesso giustificandosi pel fatto che, occupando Napoleone III Roma, egli ben poteva usare "un suo legno per una notte". Stipati gli uomini, non ne contennero le navi oltre duemila: le fregate della Regia Marina salpate, non impedirono il passaggio dei garibaldini. Dai documenti oggi pubblicati, la rabbia del Capo del Governo Urbano Rattazzi è evidente dai telegrammi in cui, corrispondendo coi Prefetti di Messina ed Acireale, non si capacita come le Regie navi abbiano potuto non fermare gli insorti: i comandanti avevano però ricevuto un telegramma, ove si invitava sibillinamente da Roma a pensare al "bene del Re e della Patria": Vittorio Emanuele II coprì fin che poté il Generale e probabilmente agirono anche altre entità. Non fu così purtroppo sbarcati i garibaldini in Calabria, ove la volontà di Rattazzi ebbe la meglio e le Regie navi bombardarono i rivoluzionari, che si inerpicavano sui monti, sino a Gambarie d'Aspromonte: il resto è noto. L'Eroe era condotto alla "disciplina" dalla ragion di Stato!
Catania che mai ha dimenticato l'amore verso Garibaldi e ne serba gelosamente la memoria, ricorda con questo evento di 155 anni fa ed il provlama agli italiani sopra riportato, attraverso il Coordinatore etneo Cav.Dott. Francesco Giordano, le eroiche gesta di libertà del Generale, sempre in prima linea contro ogni forma di tirannide, del pensiero e dell'azione, e intende promuovere ogni iniziativa culturale e sociale àtta a rendere feconda la nostra Storia, che ci fece uniti e grandi dall'Alpe a capo Passero.
Viva Garibaldi, viva la Legione, viva l'Italia!

Catania 24 agosto 2017
Legione Garibaldina Coordinamento di Catania
 
http://www.legionegaribaldina.org/

lunedì 24 luglio 2017

Quando Bellini era Catania...



Quando Bellini era Catania...

Leggiamo dalle cronache di questi giorni che si assegna, in occasione del trentesimo anniversario, il premio "Bellini d'oro" (evento che fu importante per la nostra etnea città, ora culturalmente decadente) a... Berlino!   No comment. Anzi sì, perchè in certe circostanze è bello indugiare sui tempi che furono i quali, se hanno una utilità, come ci insegnarono i Saggi, è quella di indicare la Via verso l'avvenire. Mario Rapisardi "il precursore" secondo l'Hugo, Bellini il "Cigno" , dimenticati a casa propria?... Ecco come la Catania del 1951, popolo soprattutto non circoli plutocratici avulsi dalla realtà, lo celebrava in occasione del 150° dalla nascita. Rivediamo il video della Settimana Incom del 7\11\1951: notare le folle nonché il teatro massimo gremito fino all'ultimo ordine... "e il tacere è bello".

giovedì 13 luglio 2017

Ricordo di Denis Mack Smith, uno storico inglese per l'Italia



                                Ricordo di Denis Mack Smith, uno storico  inglese per l'Italia

Se la storiografia otto-novecentesca italiana ha avuto uno "scienziato" che dall'alto del suo focale inglese l'ha veduta con obiettività e simpatia, questi è stato il professor Denis Mack Smith, morto martedì 11 luglio alla bella età di 97 anni. Dai suoi libri abbiamo appreso, per dirla con Marc Bloch, il "mestiere di storico", che non è necessariamente la conquista della cattedra universitaria -anzi sovente, tranne laudevolissime eccezioni, è la morte della ricerca- , bensì l'indagine onde comprendere fatti e avvenimenti.  Era Mack Smith, della generazione di coloro che ci furono Maestri in codesto campo: amico e sodale, nella comune visione di una Europa laica e sociale, scevra da influenze clericali, del chiarissimo professor Giuseppe Giarrizzo, che lo ha preceduto verso l'Eterno a novembre 2015, quasi nonagenario pure lui.   Costoro hanno appreso dai Maestri dell'anteguerra, che da noi furono Gentile e Croce, a discernere il grano dal loglio. Non che i "vecchi" sempre focalizzassero  tutto: Croce ad esempio fu finissimo storico ma mediocre studioso di letteratura.   Pur non di meno, trasmisero ai Mack Smith ed ai Giarrizzo, quelle perle di saggezza, quell'eloquio affascinante, quella retorica necessaria per certe tematiche, oggi frànte.  Non ci pare abbiano molti allievi sul campo.
Di Mack Smith la pubblicistica ricorda l'amore per Giuseppe Garibaldi, su cui scrisse una concisa ma bella biografia, ancora insuperata: fu in effetti, il manifesto di un Eroe che non è solo italiano, ma mondiale, un puro, anche se circondato da impuri, per semplificare. Denis Mack Smith fu altresì attento storiografo di Casa Savoia, della quale lesse i pregi e difetti: da monarchico inglese magari deluso, entro una certa visione laicale ma sacrale della Corona.   Così le polemiche con la monumentale storiografia di Renzo De Felice su Mussolini, possono ora essere lette con maggiore obiettività: qualità, quella di riconoscere i propri eccessi, che al Mack Smith non mancava. Aveva il dono di farsi capire dalle masse, qualità che difetta parecchio alla storiografia italiana accademica (che anzi...):  ciò molto dice.
Scrisse anche una fondamentale storia della Sicilia medievale e moderna, per cui attinse alle informazioni dell'amico e collega Giarrizzo: alcune parti di essa furono contestate, perché il professore britannico era incisivo in certi  giudizi lapidari. Però nessuno gli può disconoscere l'acribia scientifica e l'acume analitico. Del resto, sempre in riferimento alla Sicilia, se rileggiamo la storia del Vespro siciliano scritta dall'illustre Michele Amari, nell'esiglio parigino a cui lo costrinse la tirannide borbonica, ci appassioniamo alle storie patrie risorgimentali vedute nella filiera dugentesca: e però, per capire i meccanismi che portarono al mòto panormitano del marzo 1282, è essenziale l'opera, novecentesca, di altro inglese, Stephen Runciman, che svela arcani e segreti non voluti vedere dall'Amari.  Che dunque, dobbiamo aver bisogno dell'occhio onniveggente dello storico di Albion, per capire chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo? Forse sì, mettendo un po' da canto il pur giustissimo e necessario nazionalismo.  Questo dobbiamo, da allievi (anche se non ébbimo la ventura di incontrarlo di persona ma de relato), allo scomparso professore Denis Mack Smith. Dai suoi libri continueremo ad apprendere "come l'uom s'eterna" e magari, ove egli, il Maestro Giarrizzo ed altri, ora dimorano, ci si guarderà con compiacente sorriso. O almeno, è ciò che teisticamente e tradizionalmente ci si augura.
                                                                                                                                FGio

venerdì 9 giugno 2017

A proposito di finitudine...


Dal Quotidiano di Sicilia, 1\6\17, l'opinione della SOCREM Catania


domenica 28 maggio 2017

24 Maggio, commemorati i caduti nel Sacrario di San Nicolò l’Arena




CATANIA – Nella ricorrenza di Maria Ausiliatrice, Regina del Cielo per i cristiani cattolici,  e nel rammentare l’inizio della prima guerra mondiale che vide il compiersi della Unità Nazionale col sagrifizio di tantissimi fanti, il Commissario di Catania della Associazione Nazionale del Fante, Dottor Francesco Giordano, ha partecipato alla S. Messa officiata da Monsignor Gaetano Zito, Vicario per la Cultura della Diocesi etnea, svoltasi il 24 maggio u.s. nella monumentale chiesa di San Nicola la Rena di Catania. Hanno partecipato diverse associazioni d’arma, fra cui i Marinai d’Italia, la Cavalleria, i Finanzieri, i Bersaglieri, i Carabinieri, la Polizia di Stato. La Messa è stata organizzata dalla Delegazione catanese dell’INGORTP, guidata dall’Ing .S. Caruso.
La stessa chiesa ospita il Mausoleo- Sacrario dei Caduti della grande guerra e del secondo conflitto, ove si è deposta una corona d’alloro ed intonata “La leggenda del Piave”, in ricordo dei Caduti.

Il Commissario della Associazione Nazionale del Fante per la città metropolitana di Catania, Dottor Francesco Giordano, ha voluto altresì onorare il monumento che trovasi nel vestibolo del Sacrario-Mausoleo dei Caduti, inaugurato come complesso monumentale il 5 maggio 1930 dall’allora Capo dello Stato Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III.  “I caduti ed i dispersi nella prima come nella seconda guerra mondiale”, ha egli dichiarato, “sono nel cuore di tutti gli italiani, nella nostra Catania onorati e ricordati come deve essere non solo in queste circostanze ma anche oltre, per cui è essenziale divulgare la storia della Patria nostra, chi fummo e perchè siamo un popolo unitario all’ombra del sacro tricolore. I caduti della prima e seconda guerra ed i dispersi, i senza nome, dal Milite Ignoto in poi, ci hanno lasciato codesta consegna che,  in quanto Associazione del Fante, è per noi suprema missione”.

Pubblicato da Sicilia Network

http://www.sicilianetwork.info/24-maggio-commemorati-i-caduti-nel-sacrario-di-san-nicolo-larena/

che ringraziamo per la gentile attenzione

martedì 23 maggio 2017

Brillante conferenza del Dottor Francesco Giordano, Cavaliere dell'Ordine al Merito Civile di Savoja, su Carlo Delcroix nella sede di Catania della Delegazione delle Guardie al Pantheon





      Brillante conferenza del Dottor Francesco Giordano, Cavaliere dell'Ordine al Merito Civile di Savoja, su Carlo Delcroix nella sede di Catania della Delegazione delle Guardie al Pantheon

Nella sede di Catania della Delegazione dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, la GdO Dottor Francesco Giordano, Cavaliere dell'Ordine al Merito Civile di Savoja, sabato 20 maggio u.s. ha intrattenuto il qualificato uditorio di Guardie ed amici, con la relazione titolata "Carlo Delcroix, il mago della Parola di una Italia che non è più". Il testo dell'intervento, come molti altri, è stato editato nella Collana di studi di dottrina monarchica, omonimo Centro Studi istituito il 1\9\1999, curata ed edita dal Gr.Uff. OMS Giuseppe Valore.
Dopo l'introduzione del Delegato INGORTP etneo Cav.Uff.Ing.Salvatore Caruso, il Cav.Dott. Giordano, andando a braccio e seguendo il "fil rouge" della passione monarchica, ha brillantemente tratteggiato la figura di Carlo Delcroix, combattente, grande invalido e mutilato della prima guerra mondiale, sottolineandone le doti umane, morali e soprattutto letterarie. Delcroix, ha precisato l'oratore, fu un vero "aedo del Dolore", un monarchico fervente sempre fedele alla Real Casa di Savoja nei suoi Re, un oratore fecondissimo sia durante il regime fascista che nella repubblica, quando venne eletto alla Camera deputato per il partito monarchico. Oltre che luminoso scrittore, fu anche personaggio della letteratura, venendo citato ben sei volte da Ezra Pound e in un memorabile capitolo, da Ada Negri.   Il Cav.Dott. Giordano ha concluso la sua conferenza molto apprezzata dai presenti, col rammentare che gli eroi pubblici, come Delcroix (che si spegneva nel 1977) come quelli ignoti, mai non muoiono se ne viene ravvivato con intensità il ricordo.

Il video con brani della conferenza:


venerdì 19 maggio 2017

Il Coordinatore di Catania della Legione Garibaldina interviene alla presentazione del libro "Piume baciatemi.." ispirato alla vita del bersagliere Damaggio eroe del Pasubio nella Grande Guerra





  Il Coordinatore di Catania della Legione Garibaldina interviene alla presentazione del libro "Piume baciatemi.." ispirato alla vita del bersagliere Damaggio eroe del Pasubio nella Grande Guerra

Nel pomeriggio del giorno 11 maggio, nei locali di villa Fortuna ad Acitrezza (Ct), affacciata sullo splendido lungomare dei Ciclopi, sede della Pro Loco, si è tenuta a cura del Centro Studi Acitrezza diretto da Giovanni Castorina, la presentazione del libro "Piume baciatemi...", biografia romanzata del bersagliere Salvatore Damaggio eroe della Grande Guerra, scritto da Vera ambra ed edito da Akkuaria Edizioni.  Con la decisiova presenza dei componenti della locale Associazione Nazionale Bersaglieri, di cui sono intervenuti il Presidente regionale e quello sezionale, e l'intervento del giornalista Daniele Lo Porto, segretario Assostampa nonché vice presidente della locale sezione della Associazione Marinai d'Italia e autore della prefazione del libro, l'evento è stato ben partecipato.
Il Coordinatore per Catania e provincia della Legione Garibaldina, Cav.Dott.Francesco Giordano, invitato a tenere un intervento -anche in quanto autore della postfazione del libro-, ha intanto voluto portare il saluto della Legione a codesto evento che rammemora, nella figura del Tenente Damaggio che tenne la cima del monte Pasubio in condizioni difficilissime nel luglio 1916 meritandosi la medaglia al valore, tutti i combattenti del primo conflitto mondiale, "un massacro", ha detto il nostro esponente, "ove la maggioranza dei Fanti provenivano dalla Sicilia e dal Sud: neppure si comprendevano perchè la lingua italiana parlata non era troppo diffusa seppure la legge Coppino del 1877 istituiva, e fu merito del governo unitario nazionale mentre i Borboni mai vollero istruire le masse, la scuola elementare gratuita e pubblica per tutti: fu lo spirito di corpo e la vita comune nelle trincee accomunati dalla medesima fede nella Patria, ammantata dal sacro tricolore, che compì il miracolo della compiuta Unità nazionale .   "La Legione Garibaldina", ha proseguito Giordano, "già nel 1914 partecipava alla grande guerra coi battaglioni di volontari nell'esercito di Francia, pugnando nelle Argonne al comando di Peppino Garibaldi figlio di Ricciotti e lasciando sul campo Bruno e Costante Garibaldi, per poi dopo l'ingresso dell'Italia nel conflitto, confluire nel Regio Esercito".
Ha quindi ricordato la genesi della Legione, direttamente dal Corpo dei Volontari poi Esercito Nazionale che, al grido di "Italia e Vittorio Emanuele", unificarono la Patria con la mitica spedizione dei Mille dalla Sicilia a Napoli nel maggio 1860, or sono 157 anni; come la Legione Garibaldina si sia coperta di gloria nella guerra per la libertà della Grecia e dell'Epiro combattendo a Domokos nel 1897, al comando di Menotti Garibaldi, il cui battaglione era composto da 50 volontari siciliani e catanesi, tra cui il valoroso deputato e poi Sindaco etneo Giuseppe de Felice Giuffrida;  ha altresì ricordato che se è bene che i Bersaglieri, "una specialità del Regio Esercito prima e dell'Esercito della Repubblica oggi, nelle loro associazioni, diffondano l'amor patrio anche nelle scuole, questo mai deve far dimenticare il sagrifizio di coloro che non tornarono, i morti ed i dispersi, che solo ebbero la gloria muta di compiere il loro dovere, non ad altro aspirando che alla Liberta italiana, quindi alla nostra": in questo senso, ha precisato il Coordinatore etneo della Legione, "è importantissimo spiegare ai ragazzi il significato della Storia, particolarmente del Milite Ignoto, simbolo di tutti i caduti senza nome, verso cui deferente leviamo il nostro pensiero; la Legione è lieta di condividere questo evento patriottico, nella speranza che si persegua la diffusione dei valori della conoscenza ed amore per la nostra Italia, una e libera".      L'evento si è concluso con la preghiera del Bersagliere, al suono dell'attenti intonato da un militare, e il ricordo del Damaggio, decorato dell'ordine della Corona d'Italia e nel volume liberamente descritto nei suoi travagli interiori. *

*Si ringrazia la signorina Roberta Celano per le foto gentilmente concesse

giovedì 11 maggio 2017

La Legione Garibaldina festeggia l'anniversario della sua fondazione a Catania rendendo onore al busto del Generale Garibaldi al giardino Bellini, 7 maggio 2017



https://www.facebook.com/Legione-Garibaldia-Coordinamento-Regioni-Calabria-Campania-Sicilia-110689492833982/?hc_ref=PAGES_TIMELINE

martedì 9 maggio 2017

Catania / Concerto del duo Celano- Sorley e un libro per scoprire la storia dell’Epiro, piccolo Stato dei Balcani


Dal periodico cattolico "La Voce dello Jonio" di Acireale (Ct), 7 maggio 2017



Catania / Concerto del duo Celano- Sorley e un libro per scoprire la storia dell’Epiro, piccolo Stato dei Balcani

Nella sala dell’Unione ciechi di Catania si è svolto “Epiro Concert”, concerto di arie e opere del mezzosoprano Roberta Celano e del pianista Alistair Sorley, in occasione della presentazione del libro “Il regno d’Epiro nell’Europa di ieri e di oggi”.


Il concerto, organizzato dall’associazione Agimus diretta dal maestro Giovanni Cultrera, dalla delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d’Epiro e dall’associazione Akkuaria, ha visto perfettamente fondersi un momento di grande cultura e di eccellente musica.
Il pubblico è rimasto estasiato dalla soave voce del mezzosoprano Roberta Celano, accompagnata dal pianista Alistair Sorley, due giovani talenti che hanno incantato tutti, sia gli appassionati del bel canto sia coloro che sono più lontani da questa melodiosa musica
Roberta Celano,  nata a  Catania nel 1990, sin dalla più tenera età si dedica allo studio del pianoforte per poi intraprendere lo studio del canto lirico. Il suo percorso artistico è già molto ricco nonostante la giovane età, infatti per ben dieci anni fa parte del coro dell’Istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania. Vincitrice del 4° concorso internazionale del bel canto “Simone Alaimo” come ruolo e voce rossiniana,  è stata Rosina nel “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini nella rappresentazione che è stata allestita la scorsa estate nella corte di Casa san Tommaso a Linguaglossa.
L’inglese Alistair Sorley, virtuoso del pianoforte, all’età di 16 anni ottiene una borsa di studio alla Royal Academy of Music di Londra diplomandosi in violino e pianoforte.

Dopo l’esecuzione di alcuni brani da parte di Sorley e della Celano è stato presentato al pubblico il libro “ Il regno d’Epiro nell’Europa di ieri e di oggi”. Autori del volume il dott. Francesco Giordano, il prof. Aldo Colleoni e l’esperto russo di araldica Valery Pavlovich Yegorov, la prefazione al testo è stata curata da Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia Gran Principe d’Epiro.
Dopo l’intervento dell’editore Vera Ambra, il delegato epirota dott. Giordano ha brevemente raccontato la storia della stesura del libro, un lavoro certosino e pieno di fonti storiche che rendono prezioso questo volume non solo per gli appassionati di storia ma per tutti coloro che vogliono scoprire le vicende di questa piccola nazione dei Balcani poco conosciuta e della Casa Reale epirota oggi, con gli ordini cavallereschi e diritti dinastici. Il piccolo Stato con le lunghe vicende che si sono succedute in tanti secoli, sorge alla vigilia della Grande Guerra, ma ben presto viene fagocitato dalle vicende belliche che spargeranno tanto sangue nel continente europeo. La lettura di questo libro è dunque fonte di luce e scoperta di eventi storici, di pagine di vita poco conosciute e tutte  da scoprire. A conclusione della serata, prima dei saluti il dott. Giordano ha consegnato al maestro Giovanni Cultrera, che da oltre un ventennio cura la rassegna musicale dell’Unione ciechi di Catania, la pergamena di Cavaliere dell’Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro.

Gabriella Puleo

http://www.vdj.it/?p=48771

martedì 2 maggio 2017

Grande successo del concorso letterario "Il Mito Greco" a Catania, organizzato da Akkuaria e dalla Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d'Epiro









Grande successo del concorso letterario "Il Mito Greco" a Catania, organizzato da Akkuaria e dalla Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d'Epiro

Con notevole concorso di pubblico, si è svolta sabato 29 aprile 2017 alle ore 20.00 presso la  Biblioteca “Vincenzo Bellini” in Catania,  via Antonino Di Sangiuliano, 307, la Cerimonia di Premiazione  del Concorso Letterario “Il Mito Greco dai mille volti e dai mille nomi”.
 L’iniziativa è stata organizzata con l’Alto Patrocinio della Real Casa dell’Epiro e di S.A.R. e Serenissima Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia per Grazia di Dio e per chiamata Gran Principe d’Epiro, dalla Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d’Epiro nella persona del Delegato Nob. Comm. c.pl. Dott. Francesco Giordano, dall’Associazione Culturale Internazionale Epiro Reale Accademia Reale Internazionale di Santa Sofia nella persona del Presidente N.D. Principessa Giuseppina Sacchi di Nicopoli e d’Epiro, dall’Associazione Culturale Akkuaria nella persona del Presidente N.D. Vera Ambra.
Dopo i saluti di prassi, il Delegato della Casa d'Epiro Comm. Francesco Giordano, ha premiato, assistito dalla poetessa e scrittrice Gabriella Rossitto, i ragazzi della V ginnasiale del liceo Classico "Amari" di Giarre, che con l'ausilio importante della loro insegnante prof.ssa Mariuccia Stelladoro, hanno ottenuto la presenza nella antologia ivi lanciata, con le loro opere.  
Sono stati premiati in seguito i finalisti del concorso; la serata molto partecipata ed affollata ha altresì avuto degli interventi liberi degli autori di Akkuaria (da segnalare la lettura dei versi di Kostantino Kavafis da parte della scrittrice Mariella Sudano); precedentemente, il Delegato epirota Comm. Giordano ha consegnato alla N.D. Vera Ambra, le pergamene che il Principe d'Epiro Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia ha assegnato alle Edizioni Akkuaria insignite della prestigiosa qualifica di Editore della Real Casa d'Epiro. La serata si è chiusa con la frase greca "Elefterìa i thanatos", "libertà o morte", pronunziata dal Delegato della Casa d'Epiro.
Queste le opere finaliste
sezione poesia
 Cerimonia di Alessandra Cannovale
Narciso di Alessandra Felli
Lago di Pergusa di Antonella Cardella
Il dono di Atena di Carlo Lottek Landriscina
Inno a Venere di Giuseppe Stefano Proiti
Didone di Lucia Zappalà
Tu come nel mito di Pippo Nasca

Silloge di poesia
Venite o Dèi a visitarci di Salvo Leone
Lo specchio di Afrodite di Antonio Contoli

Sezione narrativa
Iris di Angela Russo
La sala del trono di Calogero Restivo
Solo gli Dèi ci rendono eroi di Carmelo Scardaci
Prometeo outsider di Emanuele Salemi
Tre di Giuseppe Pisasale
Lena, la bella tessitrice di Gualtiero M. F. Schirinzi
Io, Hank e Zorba il greco di Nazareno Anniballo
Maratona 490 a. c. di Piero Pizzo
Un volo nel mito di Pippo Nasca

Silloge di narrativa
Metamorfosi di Ulisse, Raccolta di Carlo Lottek Landriscina

Sezione saggistica
Tra Miti e Leggende di Pippo Nasca
I Miti Greci e le leggende dell’Etna
Lavoro di ricerca di gruppo degli studenti del Liceo Classico “Michele Amari” Giarre (Catania) diretti dalla prof.ssa Mariuccia Stelladoro e coordinati da Valeria Strazzeri e Giuliana Ardito (classe VC)
Il Mito dell’Ade e la bocca dell’inferno
Federica Andò, Carlotta Malfitana, Maria Pia Pennisi, Noemi Zuccaro (classe VC)
 Il Mito di Efesto
Cristina Murabito, Marta Aci (Classe VC)
Ade e Persefone
Mario Damusco, Marica Guarrera, Lara Pistorio, Giuliana Rametta, Liliana Samperi (classe VA)
Il Mito di Aci e Galatea
Sofia Incognito, Lucia Lombardo, Alessandro Pagano, Giuseppe Parisi (classe IVA)
 Il Mito di Bronte
Maria La Spina, Claudia Vaccaro (classe VB)
Il Mito di Tifeo
Gaia Rametta, Azzurra Musumeci, Smeralda Grasso, Ludovica Testa, Francesco Marzullo (Classe IVC)
 Re Artù e l’Etna
Federica Andò, Carlotta Malfitana, Maria Pia Pennisi, Noemi Zuccaro (classe VC)
 La Leggenda del Sacro Graal
Maria La Spina, Claudia Vaccaro (classe VB)
La Pantofola della Regina Elisabetta
Mario Damusco, Marica Guarrera, Lara Pistorio, Rametta Giulianam Liliana Samperi (classe VA)
Il Castagmo dei cento cavalli
Sofia Incognito, Lucia Lombardo, Alessandro Pagano, Giuseppe Parisi (classe IVA)
 Colapesce
Maria Maugeri, Alessia Maugeri (classe VC)
 Empedocle
Gaia Rametta, Azzurra Musumeci, Smeralda Grasso, Ludovica Testa, Francesco Marzullo (classe IVC)

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sabato 29 aprile 2017

Straordinario successo dell'Epiro Concert 2017 nel salone dell'Unione Italiana Ciechi di Catania









Straordinario successo dell'Epiro Concert 2017 nel salone dell'Unione Italiana Ciechi di Catania

Serata densissima di pubblico per un successo oltre ogni previsione, quella organizzata il 26 aprile 2017 dalla Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d'Epiro, dall'Agimus e dall'associazione Akkuaria nel salone dell'Unione Italiana Ciechi di Catania, ove si è svolto l'Epiro Concert 2017, evento in occasione della presentazione del libro "Il Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi", scritto dal Delegato epirota Comm.Dott. Francesco Giordano per Akkuaria edizioni.  La fondamentale collaborazione del noto Maestro Giovanni Cultrera, il quale fra le innumerevoli attività artistiche dirige da oltre un ventennio la rassegna musicale dell'Unione Ciechi etnea, ha fatto sì che la serata si svolgesse in modo splendido.
L'evento ha visto protagonisti, oltre il foltissimo pubblico dei non vedenti e partecipanti che ha letteralmente gremito la sala dell'UIC Catania -tanto che molti hanno sostato in piedi perchè le sedie, una ottantina, erano tutte occupate- due astri splendenti della lirica siciliana e della musica internazionale: la ventiseienne mezzosoprano catanese Roberta Celano, avviata verso luminosa carriera come voce rossiniana ma dalle valenze mozartiane e verdiane, e il pianista inglese ma trapiantato in Sicilia Alistair Sorley, virtuoso del piano e barocchista, "in forza" al Teatro Bellini di Catania.    Presentato dalla signora Vinci dell'UIC, l'Epiro Concert si avvia ad inaugurare un cammino di luminoso binomio fra storia letteratura e musica, patrocinato dalla Casa Reale dell'Epiro il cui Principe italiano, Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, ha concesso nobile plauso.  
Dopo l'intervento dell'Editrice Donna Vera Ambra, che ha illustrato le attività di Akkuaria, il Delegato della Real Casa Comm.Francesco Giordano ha altresi nel suo intervento, voluto ricordare il senso di libertà che soggiace alla pubblicazione del libro; come questo nasca dalla collaborazione di tre studiosi, l'araldista della Casa Reale russa Romanoff  Yegorov e il prof.Colleoni di Trieste e lui medesimo, onde rammentare che la causa dell'Epiro altro non è che quella dell'Europa, la cui sintesi della civiltà ivi nasce e da quelle radici rampolla il futuro.  Indi ha  consegnato, investendolo della funzione cavalleresca, al Maestro Cultrera la pergamena di Cavaliere dell'Ordine Equestre dell'Aquila d'Epiro, di cui per meriti artistici e su proposta della Delegazione siciliana, è stato insignito dal Serenissimo Principe.  Il Maestro Cultrera si è mostrato molto felice del prestigioso riconoscimento che cementa il cammino di Luce verso le strade dell'Arte e della Cultura nel mondo; la Delegazione Epirota ha poi consegnato al Maestro Celano ed al Maestro Sorley delle meritate benemerenze per la collaborazione.
Il concerto, che ha mandato il estasi i convenuti, si è svolto con le esibizioni di Roberta Celano accompagnata dal pianista Sorley, in "Voi che sapete" dalle Nozze di Figaro di Mozart, "Dopo l'oscuro nembo", dall'Adelson e Salvini di Bellini, "Pensa alla Patria" da "L'italiana in Algeri" di G.Rossini; mentre Alistair Sorley ha eseguito al pianoforte "Intermezzo" dalla Manon di Puccini, la "Romanza senza parole" di Mendelssohn, "Intermezzo" da Pagliacci di Leoncavallo, tutti dalla fascinosa coloratura; i due bis assai partecipati concessi dagli artisti, sono stati "Aprile", intensa romanza di F.Paolo Tosti, e un coinvolgente "Voglio vivere così", piena sorpresa, interpretato dalla mezzosoprano con venature di melodia classica che hanno letteralmente travolto il pubblico, trascinato a cantare congiuntamente agli artisti la celebre canzone che fu di Tito Schipa e Claudio Villa.  La serata si è conclusa con un vin d'honneur offerto dalla Delegazione di Sicilia e Malta della Casa Reale epirota.  Tra i presenti, il Console di Grecia Bizzarro e signora, il Delegato delle Guardie al Pantheon di Catania Cav.uff.Salvatore Caruso e la sorella Dama Grazia Caruso, il Grand'ufficiale OMS Giuseppe Valore e la sorella Pina Dama di commenda, le GdO  Cavv.  Aversa, Schinocca,Guarino, molti amici e simpatizzanti.
Una serata brillante ed elegante che testimonia come sia sempre bello il trionfo della Cultura e dell'Arte, nella nobile e antica terra di Sicilia, crocevia del Mediterraneo culla della civiltà europea.

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